Sotto il portico di Palazzo Loggia non la si può non notare: bianca, talmente bianca che sembrerebbe ripulita di recente. Infatti è così: la Lodòiga, statua “sfortunata”, è stata più volte imbrattata e da pochi anni riportata al suo candore originario.
Ma chi è costei? Si tratta di una scultura cinquecentesca interpretata come allegoria della Fede (in origine reggeva il calice con l’ostia, poi asportati), che avrebbe dovuto trovar collocazione sull’ordine superiore della Loggia, accanto alle altre statue tuttora presenti e raffiguranti i patroni Faustino e Giovita, la Giustizia e la Fedeltà.
Perché non raggiunse mai la sommità del Palazzo Comunale? Probabilmente non piacque ai committenti, che la relegarono ad un angolo del portico terreno, dove rimase fino al 1874, diventando una “statua parlante”, alla quale venivano appesi biglietti carichi di sferzante ironia contro i rappresentanti del potere.
Dalla fine dell’Ottocento per la Lodòiga fu un continuo spostamento, alla ricerca del luogo più adatto per un statua “esclusa” fin dalla sua nascita: divenne portinaia all’ingresso del Museo dell’Età Cristiana (ora Santa Giulia), poi lavandaia vicino alla fontana nel cortile annesso a San Salvatore, addirittura vigilessa accanto al parcheggio delle biciclette nella sede dell’Università in contrada Santa Chiara.
E finalmente nel 2011 venne definitivamente collocata dove ancora possiamo ammirare le sue membra robuste e il piglio fiero, che le hanno fatto meritare il nome di “Lodòiga”, al pari della poetessa bresciana Lodovica Fè d’Ostiani, nota per la sua schiettezza.