Lo spiedo è un piatto tipico della storia gastronomica bresciana, che affonda le sue radici nella notte dei tempi, probabilmente già in età preistorica, anche se non a Brescia. Tuttavia, le prime testimonianze scritte che ne parlano, risalgono al IX° secolo a.C., Omero nel I° libro dell’Iliade descrive infatti la preparazione di un grande banchetto che prevedeva tra le altre pietanze anche della carne cotta allo spiedo. Questa tradizione culinaria fu poi trasmessa alla Magna Grecia e per ovvia conseguenza ai Romani, come possiamo dedurre leggendo il IV° Libro dell’Eneide virgiliana. Furono però i longobardi, che facevano ampio uso di tale modalità di cottura, a consolidare questa tradizione in Italia. Non è casuale che l’antico termine utilizzato dai romani per descrivere la cottura allo spiedo ovvero “venabulum”, fu sostituito, a partire dalla dominazione longobarda con la parola “spetus”, che faceva riferimento all’accezione longobarda “spiede”. Tale termineentrò nel linguaggio comune medioevale un po’ in tutta la penisola, fino alla definizione attuale di “Spiedo” o “Spet” in dialetto bresciano. L’ampia diffusione di questa specialità, ovvero il piatto ‘principe” della cucina bresciana, risale alla regolamentazione della caccia nelle riserve dei nobili, che vietavano al popolo la cattura di animali selvatici di grossa taglia, ma che non prendevano nemmeno in considerazione i volatili; ed è per tale motivo che in origine la preparazione di questa specialità prevedeva esclusivamente l’utilizzo dei soli uccellini, come mostra chiaramente il quadro “Ragazza davanti al focolare” realizzato nella seconda metà dell’800 dal celebre pittore bresciano Angelo Inganni. La consuetudine di accompagnare gli uccellini con fette di lonza di maiale, arrotolate ed inframmezzate agli stessi, fa parte di una tradizione successiva di evoluzione della ricetta, che riflette un momento storico-economico migliore. Si tratta dei “mòmboi, lòmboi, mùmbulì”, a secondadelle zone della provincia. Oggi, con le leggi che tutelano la selvaggina, i ristoratori hanno modificato questa regola, realizzando uno spiedo con carni miste: costine di maiale, pollo, coniglio, ma anche faraona e capretto. La fascia pedemontana di Brescia è il vero luogo di nascita dello spiedo bresciano, che si diffuse in un secondo momento nelle altre aree della provincia ed in ultimo nella pianura della bassa bresciana, mentre in Val Camonica questa tradizione è assente, poiché risente della cultura culinaria bergamasca degli “Uccelli cotti in padella”.
Dott.ssa  Roberta Zani