Era l’estate del 1963: il prevosto di Sant’Agata mons. Ernesto Zambelli, durante i lavori di restauro della Crocifissione nel presbiterio della chiesa, fece una scoperta clamorosa. Sotto l’affresco di Pietro Marone, infatti, si nascondeva un’altra Crocifissione più antica, quattrocentesca.
Dopo molte indecisioni, in accordo con la Soprintendenza, si decise di staccare dal muro l’affresco più recente (ora in sagrestia) per rendere visibile a tutti il capolavoro ritrovato. La notizia si diffuse immediatamente e molti studiosi accorsero nella chiesa per ammirare l’opera sconosciuta, tentando di identificare l’anonimo autore.
Qualcuno, forse ironicamente, chiamò l’autore “Maestro del Magone“, per il pathos che emerge nei volti degli angeli addolorati intorno a Cristo. Oggi questa attribuzione è stata abbandonata in favore di una meno pittoresca ma più verosimile vicinanza con la bottega dei Bembo.